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AiopMagazine n° 5 - maggio 2018
Protagonisti del proprio futuro
editoriale - di Gabriele Pelissero
Nessuno può scegliere quale periodo storico vivere. Più volte, durante i miei sei anni di presidenza nazionale Aiop (2012-2018), ho raccontato di aver ricevuto, proprio durante le giornate assembleari 2012, la cortese telefonata dell’allora Ministro della Salute, Renato Balduzzi, con la quale, oltre ai graditi auguri per la mia elezione, mi preannunciava una visione governativa non certo favorevole all’ospedalità privata.
La promessa di Balduzzi, frutto della peggiore crisi economica dal dopoguerra, era seria e concreta. Dalle politiche economiche e sanitarie del Governo Monti sono sorti i problemi riguardanti le tariffe per le prestazioni sanitarie, quelli che hanno coinvolto le piccole strutture ospedaliere e i nuovi parametri delle reti ospedaliere regionali, i budget ridotti e contingentati per la sanità accreditata, le minacce sulla mobilità interregionale dei pazienti, solo per citarne i principali. Sembrava di rivivere uno dei quei periodi cruciali della storia recente in cui la stessa presenza della sanità privata accreditata veniva messa in discussione.
Ma se è vero che nessuno di noi può scegliere il periodo storico da vivere, è vero anche che il corso della storia può essere modellato e incanalato in una direzione invece che in un’altra. Sono stati sei anni intensi, al termine dei quali tutti i numeri dell’economia sembrano invertire la tendenza in positivo, anche per l’Italia. Anche noi ci siamo rimboccati le maniche e al termine di questi sei anni ritroviamo un’Aiop più forte. A fronte delle avversità che giungevano dall’economia e dalla politica, più forte è stato il balzo in avanti sul piano della visibilità, dell’autorevolezza e della proposta. La compagine associativa Aiop si presenta alla sua Assemblea generale 2018 ancora più viva e in crescita nel numero degli associati – segno anche della consapevolezza che è nell’unità che sta la forza - nelle articolazioni rappresentate e nella classe dirigente. Nessuno dei nostri associati è stato perso o abbandonato!
Tutto ciò non ci è stato regalato, anzi! É stato il frutto di un impegno quotidiano di tantissimi incontri personali e istituzionali; di convegni scientifici e di proposta politica; di pubblicazioni e di una intensa attività formativa per i dirigenti, i singoli operatori delle strutture associate e la rete delle Sedi regionali; di strumenti di comunicazione al passo con i tempi che hanno raggiunto sistematicamente tutta la base associativa, in modo da favorire la partecipazione periferia-centro e la trasparenza centro-periferia; di un supporto quotidiano qualificato di assistenza alle singole strutture sui tanti problemi legislativi e gestionali. Sono stati sei anni, per me, di una esperienza straordinaria. In tantissimi incontri ho toccato con mano il grande livello di professionalità di cui è innervata la nostra Associazione, ma anche la straordinaria ricchezza umana di tanti che hanno giustificato il supplemento di generosità che ho messo nel mio impegno.
Per tutto questo non posso che dire grazie a ciascuno di voi, alle Sedi regionali con i loro Presidenti, che hanno risposto con efficienza a tutte le sollecitazioni, ai membri del Comitato esecutivo e alla Vicepresidente Barbara Cittadini, con i quali ho condiviso scelte e strategie associative, e al Direttore generale Filippo Leonardi e a tutti i collaboratori e consulenti della Sede nazionale.
Questo patrimonio associativo non ci è stato regalato, ma non lo si può dare in futuro per scontato. Occorre insistere in una scelta strategica che è tra un’Associazione che vive in difesa del proprio fortino e un’Associazione che vive di proposte, più impegnata nella elaborazione di idee e nella capacità di trasformarle in realtà. In difesa significherebbe vivere in continua polemica e contrapposizione; in atteggiamento propositivo vorrebbe dire diventare sempre più un soggetto attivo, autorevole e protagonista.
Sì, forse è proprio questa la scelta cui sono chiamati i soci Aiop nella loro 54ª Assemblea generale: decidere se essere semplici spettatori, oppure se esserne attivi protagonisti, capaci di prendere in mano la propria storia per modellare, con passione e senza complessi, il nostro futuro.