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La riabilitazione del Chaim Sheba Medical Center
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La riabilitazione del Chaim Sheba Medical Center

Alessandro Bonvicini, Aiop Giovani Bolzano, Direzione amministrativa della Casa di cura Bonvicini

Appena fuori dalle porte di Tel Aviv si erge un Centro di eccellenza che la sezione giovane di AIOP ha potuto visitare ed ammirare durante l’annuale Study tour. Si tratta del Chaim Sheba Medical Center, un complesso ospedaliero privato, nato circa 70 anni fa come Ospedale militare americano ed evoluto in 159 reparti clinici per 80.000mq dedicati alla cura, alla ricerca ed alla prevenzione.
Il Chaim Sheba, accreditato JCI, accoglie pazienti da ogni dove. La Vision è “Essere un centro leader con un impatto nazionale ed internazionale che mette al primo posto i bisogni del paziente”. La collaborazione con ospedali di tutto il mondo, la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie sono obiettivi dichiarati di questa realtà, i cui numeri possono essere così riassunti:
- 1.900 posti letto
- 1.600 medici
- 2.500 infermieri
- 200.000 pazienti degenti/anno
- 1.500.000 visite ambulatoriali/anno
- 190.000 visite in PS/anno
- 50.000 interventi chirurgici/anno
- 11.000 nascite/anno
- ricavi per 1 miliardo.

Il Rehabilitation Center
Il Chaim Sheba è suddiviso in 5 macro unità:
- Acute Care Hospital
- Cancer Center
- The Edmond and Lily Safra Children’s Hospital
- Maternity Center
- Rehabilitation Center.

La visita che abbiamo effettuato ha riguardato proprio quest’ultima. Vengono trattati 3.700 pazienti all’anno per circa 600 posti letto, provenienti dai reparti di ortopedia, neurologia, fisiatria, geriatria, traumatologia, pneumologia. Particolare attenzione viene rivolta anche alla riabilitazione per pazienti affetti da sclerosi multipla. Ben 160 fisioterapisti sono impegnati tutti i giorni con pazienti degenti e non: interessante è stato infatti anche l’approccio alla gestione da remoto dei pazienti neurologici che devono seguire riabilitazioni durature. Due operatori full time si dedicano quotidianamente a terapie fisioterapiche e logopediche che riescono ad impartire a pazienti (per lo più sessioni one-to-one, ma anche con due o tre pazienti per volta) senza che questi debbano recarsi quotidianamente presso l’ospedale. L’attrezzatura (HW e SW) viene messa a disposizione dalla struttura, ed il tutto è regolarmente riconosciuto dal Sistema sanitario israeliano. Un’ottimizzazione di risorse che nel nostro Paese difficilmente potrà trovare applicazione, almeno nel breve-medio periodo.

Il Dipartimento “Neuroscience Healthcenter”
L’evoluzione della neurologia, delle neuroscienze e della neurochirurgia ha portato alla rivisitazione dell’organizzazione del Centro, che sta evolvendo verso il Dipartimento “Neuroscience Healthcenter”: un centro dotato di 60 posti letto in cui viene eseguita ricerca di base e ricerca applicata. Tra le patologie verso cui viene rivolta particolare attenzione attualmente c’è il morbo di Alzheimer. L’obiettivo del Dipartimento è di ridurre i ricoveri ospedalieri, sviluppando il “ricovero a casa”, ovvero la gestione del paziente da remoto. Il motivo però, per cui i posti letto non vengono ridotti, ma anzi aumentati, è perché cresce anche l’intensità delle cure che oggi si riescono ad erogare ai pazienti.

Il Centro di simulazione presso il “The Murad S. Dalah Nationale Education Center for Health Professions”
Per la formazione specialistica è stato predisposto il Centro di simulazione, che ogni anno ospita più di 1.600 studenti di medicina e 500 infermieri. In esso si trovano diversi ambulatori e sale chirurgiche nelle quali viene riprodotta e simulata qualsiasi situazione medica possibile. I medici valutatori seguono l’operato degli studenti attraverso finestre e telecamere, per poi visionare e commentare assieme alla fine della simulazione i filmati dell’intervento.

Il Rehabilitation Center
Nel Rehabilitation Center la robotica la fa da padrone. I locali visitati presentavano una palestra piuttosto capiente con numerosi macchinari di robotica per la movimentazione e mobilizzazione dei pazienti prevalentemente neurologici.

Advanced Technology Center
L’ultimo ambito visitato (la cosiddetta “ciliegina sulla torta”) è stato quello nel quale soprattutto militari e pazienti neurologici vengono riabilitati con il Sistema “Caren” che la delegazione AIOP Giovani ha potuto ammirare già presso il Rehabilitation Virtual Reality Laboratory del TOHRC, in occasione dello Study tour condotto in Canada. Un sistema composto da un treadmill all’interno di una stanza sferica, dotata di numerose telecamere a infrarossi per cogliere, assieme a sensori applicati direttamente sul paziente, ogni minimo movimento di quest’ultimo, che viene riabilitato “giocando” e superando situazioni di vario genere.
Una Gait Analisys del camminamento completa preliminarmente e successivamente il percorso terapeutico, al fine di registrare i miglioramenti dei pazienti impegnati in questa innovativa terapia.

Considerazioni finali

La sanità israeliana è, come la nostra, basata su un sistema universalistico Beveridge. Il contesto ormai, al pari di quello di tutto il mondo, è quello delle poche risorse a disposizione, a fronte dell’accrescimento delle necessità dei pazienti (invecchiamento della popolazione, minor numero di medici, cronicità in aumento, ecc.), motivo per cui, anche in Israele è presente una sanità a due velocità, da un lato il pubblico e dall’altro il privato, a cui si ricorre, soprattutto tramite assicurazioni integrative.
La sostanziale differenza tra i nostri sistemi sanitari, in ogni caso, sta secondo il sottoscritto nella progettualità che sta alla base. Il Governo israeliano infatti ci ha presentato una gestione a lungo termine della sanità, con progetti concreti e, soprattutto, con un unico obiettivo comune e condiviso da nord a sud, da est a ovest, senza tener conto degli interessi dei singoli, ma piuttosto orientato al benessere della collettività. Tutte le prestazioni, tutti i referti sono registrati e disponibili da ogni medico di ogni centro presente nel Paese tramite un sistema open source gratuito. La privacy è garantita da un sistema di crittografia anche se la questione è del tutto secondaria rispetto al bene primario che rimane la cura al paziente.
Una visione (qui sintetizzata ed appena accennata) secondo me vincente, perché trattasi di una visione a lungo termine in primis impostata dal Governo. Cosa che nel nostro sistema senz’altro manca, abituati come siamo a gestire il problema quando si presenta e non a progettare una soluzione per eradicarlo alla fonte, investendo quindi risorse e tempo. Ma per quanto riusciremo a reggere in questo modo e con questo approccio?
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